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PMI: crisi finanziaria e ripresa delle PMI italiane

 
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Tremonti: Basilea 2 una sciocchezza

di Marco Alfieri

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10 ottobre 2009

«Tutto comincia con Alberto Vanzini»: rompe il ghiaccio, emozionata, Lorella Cassani della Cassani meccanica, che insieme al marito Piero ha organizzato l'assemblea di ieri sera a Vergiate. «La crisi economica che attanaglia le nostre imprese, le colonne portanti delle grandi», come recita il volantino di convocazione stampato dal Comitato spontaneo delle Pmi e degli artigiani della provincia di Varese. «Avevo fatto una riunione a Jerago con Orago sulla crisi, quella sera eravamo 300 aziende», prosegue la signora Lorella. «Ho capito che c'era un problema ed era condiviso. Abbiamo cercato di attirare l'attenzione. Siamo andati da Umberto Bossi che mi ha ricevuto e mi ha promesso che sarebbe venuto ad ascoltarci, ed eccoci qui insomma...». «Ma senza nessuna acredine o competizione con le associazioni di rappresentanza», spiega Giancarlo Giorgetti, moderatore della serata. «La cosa è nata così, autoconvocata, come spesso succede con le cose della Lega, è la nostra gente...».

Auto da ceto medio, nessuna Porsche griffata posteggiata fuori. Alla spicciolata arrivano Bossi, il banchiere amico Massimo Ponzellini (Bpm) e il ministro Giulio Tremonti. Apre le danze Bossi: «L'ipotesi piazza non è mai tramontata ma siamo gente che preferisce trattare». Quindi rassicura la platea: «La Lega è qui, sosteniamo la baracca, non la facciamo cadere, tranquilli». Ancora: «Il governo è forte e compatto ma non ha la bacchetta magica». Rilancia sulle riforme: «Abbiamo bisogno del federalismo fiscale per evitare di continuare a dare i soldi a chi li butta via».
Tocca a Ponzellini che fa una promessa, oltre a deridere gli gnomi di Goldman Sachs, amici del vecchio governo: «Con lo scudo daremo 2 euro di prestito per ogni euro immesso nelle imprese. Ma abbiamo già impieghi a Pmi per circa 14 miliardi, il 43% del totale. Inoltre sospenderemo per un anno e mezzo il rimborso di capitale sui mutui delle famiglie e daremo anticipi a tasso zero per la cassa straordinaria ad aziende delle province manifatturiere». Applauso timido. Decisamente più vigoroso quello riservato a Tremonti. Che se li strappa vellicando l'allergia anti-banche dei piccoli del Varesotto. «A differenza di Ponzellini non ho mai pensato di fare il presidente di una banca». Giù applausi. Parte da lontano il ministro, riassumendo un anno e mezzo di crisi finanziaria. «Ma noi siamo stati credibili, abbiamo messo i soldi sul sociale e sulla cassa, più che sui consumi. È la cosa centrale in tempi di crisi, a meno che tu sia un miliardario che lavora alla Rai». Rivendicando, al netto delle battute, come abbiano «visto giusto, prima di altri», lui e Bossi: «La centralità della manifattura, il lavoro, i dazi, la bolla immobiliare, la turbo finanza, le burocrazie europee che hanno partorito Basilea 2, la cavolata del secolo, a cui sono sempre stato contrario. Il vecchio cuore carolingio dell'Europa contro le carte di credito anglosassoni». Parla spesso al plurale, Tremonti: «Noi con Umberto». Il legame è evidente.

E comunque: «State tranquilli che continueremo a mettere soldi sulla cassa. La quantità dei fondi disponibili è ampiamente sufficiente», rassicura Tremonti. «Abbiamo messo fieno in cascina per questo». Poi la solita stoccata alle banche e il niet ai T-Bond: «Questi titoli forse non servono a loro, ma servono a voi». Applausi. «Fare credito non è come fare le scarpe, e nelle crisi questa cosa dovrebbe valere di più. È stato questo il nostro errore con loro: chiedergli un po' di etica». E sull'agenda di governo: «Abbiamo cercato di rivedere gli studi di settore, gli straordinari sono diventati premi, abbiamo tagliato un po' l'Irap sul lavoro del 10%, prorogato le agevolazioni, e detassato gli utili reinvestiti. Non sarà tutto ma alcune cose sono già state fatte».
Partono le domande delle imprese. Nel mirino, al solito, le banche. Tagli di fidi, rientri improvvisi, moratorie negate. Alla terza domanda, quella di Diego Pastori della Tubosystem la sala si scalda. «Ponzellini, lei ha fatto un intervento alla vasellina – attacca – non ha dato risposte sui fatturati che crollano, sulla stretta del credito». Altre domande battono sulla moratoria per imprese in difficoltà, il click day, i ritardi di pagamento, chiedono azioni sulle banche per favorire il credito, una moratoria degli studi di settore, un alleggerimento di Basilea 2. Però del temuto ribellismo dei piccoli, poche tracce. Ma nemmeno troppi entusiasmi.

10 ottobre 2009
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